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Il logistico Leonardo Filistrucchi: “Nel Cdrt si fa gioco di squadra”

newsPubblicato: 23/6/2025

“Sto passando per Piazzale Michelangelo, per me è sempre una meraviglia”. Siamo d’accordo, quello che meraviglia, semmai, è che dopo i tanti anni e le decine di volte in cui si è imbattuto nella copia del David, Leonardo Filistrucchi continua a godere delle bellezze di Firenze. Siamo saliti virtualmente sul furgone con il logistico del Cdrt.

 

Logistico veterano, per essere precisi. 

Ho 55 anni e dal 21 gennaio del 2003, quindi da 22, faccio parte del Cdrt. Ho iniziato presto a lavorare, appena finite le scuole medie, ma al Cdrt sono arrivato dopo anni in un’industria chimica grazie a un cugino che era diventato logistico da poco e ci si trovava benissimo. Ho fatto il colloquio con Luca Gemin quando ancora il Cdrt si chiamava Cdrf, la ‘f’ stava per Firenze. 

A me guidare è sempre piaciuto, avrei fatto il tassista se il costo della licenza non fosse stato proibitivo. Comunque, ai tempi il consorzio aveva grosse concessionarie alle spalle, l’idea di collaborare per ampliarsi mi stimolava e ho accettato. Luca era tanto per il gioco di squadra, l’amicizia, la collaborazione. A parte un logistico che è andato in pensione, del primo nucleo ci siamo ancora tutti.

 

Luca ci ha preso…
Io odio la solitudine e amo il lavoro di squadra, se c’è collaborazione è un bene per tutti, ci si può dare una mano se qualcuno, e prima o poi capita, è in ritardo. Da veterano sono un riferimento, sono ‘vecchio’ di età e di esperienza. Nella vita si può sempre migliorare, per stare bene con gli altri bisogna confrontarsi anche se poi si resta di opinioni diverse e Alessio (Vitali, responsabile di Distretto, nda) alza gli occhi al cielo. “Lo so che pensi che sono un rompiscatole”, gli dico, ma a me piace il bicchiere vuoto. Un aggettivo per definirmi? Sincero.

 

A proposito di eventuali ritardi, lo scambio resta il momento cruciale?
Il 90 per cento dei dipendenti è nel Cdrt da più di dieci anni. Siamo venti furgoni e quello di scaricare i ricambi originali che abbiamo ritirato nelle concessionarie e smistarli secondo i giri di consegna è sicuramente un lavoro a incastro. Se tarda uno tardano tutti. Ma ci capiamo a occhi chiusi, fila sempre tutto liscio. È così anche con i magazzinieri delle concessionarie, vedi le stesse persone ogni giorno, il rapporto è consolidato.

E poi ci siamo modernizzati, prima usavamo taccuino e penna e ora i palmari. Si riduce la percentuale di errore e non si perde tempo.

 

E si arriva puntuali dal cliente. Quali sono i numeri della sua giornata lavorativa? 

Muovendomi soprattutto in città, rispetto ai 400 chilometri di alcuni colleghi io ne faccio ‘solo’ 150. Da gennaio c’è stata una piccola rivoluzione logistica, e oggi metà della giornata sono consegne ai miei clienti, una quarantina, e l’altra metà sono ritiri nelle concessionarie, 13 quelle da cui passo io. Sa che dal 7 gennaio ho due autoriparatori da cui sono andato tutti i giorni? 

 

Le offrono il caffè?

Ci sono clienti un po’ più chiusi, che fanno fatica a salutare, e altri più aperti che magari ti offrono il caffè e se hai qualche minuto ci chiacchieri più volentieri. Io mi presento con il sorriso, sono uno che scherza volentieri. 

E faccio il mio lavoro con attenzione. In più di 22 anni mi è capitato una sola volta di aver 

fatto cadere un pacco, sportello, e ovviamente mi sono preso la responsabilità con il magazziniere. Bisogna essere corretti, mai ‘lanciare’ la merce e scappare via, se il cliente è nuovo informarsi su dove vuole che venga lasciata. Ci vuole tempo, ci vuole voglia.

 

Se non facesse questo lavoro, che cosa le piacerebbe fare?

A me guidare piace, quindi come lavoro direi proprio questo. E poi io amo Firenze, ci sono nato e ci vivo con mia moglie e i nostri due figli, in tre chilometri sono in Piazza Duomo. Adesso sto passando per Piazzale Michelangelo, per me è sempre una meraviglia…

Nel tempo libero ho due passioni: la musica e il ciclismo. Per la musica spazio in tutti i generi, ma un nome in assoluto è Peter Gabriel, anche al Forum di Assago c’ero, quando viene in Italia vado; il ciclismo, invece, è uno sport che quando ero bambino non ho mai potuto praticare, poi mi sono comprato la bici da corsa e dopo aver fatto gare per anni è da più di venti che giro con un Gruppo, il CdR Bike Team. Sembra di farlo apposta ma il nome ricorda il Cdrt, invece CdR sta per la località, Cascine del Riccio.

 

C’è qualcosa che vorrebbe chiedere al ‘suo’ Cdrt?

Due cose e tutte e due riguardano il furgone: la telecamera e, almeno per noi che facciamo le città ed è un continuo sali e scendi, il cambio automatico.

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