
Mauro Asquino, “quello del promoter è un lavoro a incastro”
Mi impegno a non rubargli più di venti minuti, anche perché la giornata lavorativa volge al termine, alla fine saranno sessanta senza che mostri un accenno di insofferenza. Mi dico che Mauro Asquino, fresco promoter in forza al Cdrt, deve avere già fatto pratica con i clienti più impegnativi. E poi ha due figli ancora piccoli, non mi sorprende che sia paziente. Oppure, e più si racconta e più me ne convinco, ha un carattere socievole.
Con la new entry della squadra capitanata da Alessio Vitali, diamo il via a una serie di interviste che ci farà conoscere un po’ di più quelli che per gli autoriparatori clienti e i concessionari del consorzio sono un volto e una voce. Mettetevi comodi.
Cominciamo con un chi è chi?
Ho 39 anni, sono originario della Basilicata e lì sono tornato dopo aver trascorso l’infanzia e l’adolescenza in Svizzera insieme ai miei genitori. Scuola superiore a Potenza, università a Pescara, inizio di carriera in Basilicata e poi nel 2017 il salto in Emilia-Romagna dove fino all’estate scorsa ho lavorato nell’ambito dei servizi alle imprese - commerciale, risorse umane, formazione - nella piccola azienda e nella multinazionale. Da Piacenza mi sono trasferito a Pontedera, in Toscana, per un’altra esperienza lavorativa ancora nell’area delle risorse umane.
Ed è qui che entra in gioco il Cdrt…
Volevo cambiare settore senza snaturare il mio ruolo, sentivo l’esigenza di misurarmi con qualcosa di diverso. Era il momento giusto, mi interessava il macromondo automotive e… ho risposto a un annuncio.
Il primo colloquio, con Alessio Vitali, mi ha lasciato un’impressione molto buona, presumo reciproca. Mi ha spiegato i miei compiti, chiarito che può capitare di dover sostituire un logistico e la cosa non mi ha spaventato, anzi, l’ho presa come un modo per spezzare la routine. Trasparenza da subito. Sono contento di dove sono e di quello che sto facendo. Anche di salire occasionalmente sul furgone.
Come definirebbe il suo ruolo?
Consulenziale, di raccordo tra concessionaria e affiliato. Ho iniziato a svolgere il lavoro in autonomia soltanto ai primi di luglio, dopo un periodo di affiancamento con i colleghi con cui mi sono presentato ai clienti che rientrano nella mia area di competenza, quindi Pisa e Livorno. Ora ho ricominciato il giro da solo, incontrando la metà dei circa 160 che compongono il ‘pacchetto clienti’.
Mi preparo una scaletta di visite, una quindicina al giorno, lascio i miei riferimenti (cellulare e mail) e le rubriche aggiornate e, chiacchierando, si rompe il ghiaccio. Se poi arriva una chiamata la programmazione salta e si va dove serve.
In queste prime settimane sul campo che idea si è fatto delle problematiche dei clienti?
Di tempi di consegna: l’autoriparatore magari vede che il ricambio che gli serve è in arrivo ma ha urgenza di riceverlo perché a sua volta ha la macchina da consegnare. Si potrebbe forse risolvere telefonicamente, invece, almeno in questa fase, colgo l’occasione per andarli a trovare. Lo faccio con i clienti e l’ho fatto con i magazzinieri. Ho trovato grande disponibilità sia nei miei confronti che delle problematiche dell’autoriparatore.
Un autoriparatore soddisfatto del servizio?
Molto, la soddisfazione nei confronti del consorzio è alta, se anche c’è una problematica non è legata al servizio.
Mauro Asquino ha un asso nella manica?
Ho sempre lavorato con il ‘cliente’, negli anni ho affinato un modo di pormi improntato alla disponibilità, soprattutto nella fase iniziale. L’autoriparatore deve sapere che può chiamarmi e che proverò a risolvere il problema.
Ho incontrato chi mi ha offerto il caffè e chi è stato più sbrigativo per mancanza di tempo, mai maleducazione o scortesia. Non mi impongo, anche 30 secondi bastano per stringersi la mano.
Come pensa che la vedano i suoi colleghi?
Sono curioso, ho voglia di imparare cose nuove, soprattutto dai colleghi che ne sanno di più. Spero che mi vedano come una persona che cerca di prepararsi per il ruolo che le è stato assegnato e che può dare un contributo al team.
Quanto è importante il lavoro di squadra?
È fondamentale, anche quando hai 30 anni di esperienza. Dal confronto nascono idee, arrivano le dritte da chi certe situazioni le ha già vissute, io chiedo magari solo per conferma.
Mi muovo in autonomia all’interno di un perimetro e mi prendo le mie responsabilità, ma questo lavoro si incastra con quello dei colleghi, la ‘contaminazione’ è necessaria.
Quando scende dalla C3 del Cdrt che fa di bello?
Torno da mia moglie Emma e dai nostri bambini, Antonio di un anno e mezzo e Cristina di tre. Sto conoscendo Pontedera e i suoi borghi, dietro casa abbiamo dei laghi. Sono un amante della natura a 360 gradi, dal mare alla montagna: trekking, sci, pattinaggio, ciaspolate… Ho giocato per tanti anni a calcetto con gli amici ma il mio grande hobby è la natura in tutte le sue sfaccettature, mi rilassa, mi dà un senso di pace.